Nell’affanno generale a cercare un modo per immettersi nel fiume della transizione speranzosi nella piena (di soldi) che verrà, capita di rado d’imbattersi in politici, imprenditori e maître à penser che abbiano non dico chiara, ma almeno accennata, la visione di quel che troveremo alla fine della transizione stessa. Di cosa ci offriranno in concreto.

Mentre arricchiamo il nostro vocabolario di nuovi acronimi e termini astratti – “PNRR: Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza”, “sviluppo sostenibile, efficienza energetica ed economia circolare, gestione integrata del ciclo dei rifiuti, bonifica dei Siti d’interesse nazionale (SIN), valutazione ambientale delle opere strategiche, contrasto all’inquinamento atmosferico-acustico-elettromagnetico e dei rischi che derivano da prodotti chimici e organismi geneticamente modificati” (così testualmente il Ministero Transizione Ecologica spiega le sue competenze, si veda https://www.mite.gov.it/pagina/competenze) – per quanto ci sforziamo non riusciamo a inquadrare cosa ci porterà questo passaggio nella realtà quotidiana.

Troppe le teorie, troppi i rivoli in cui quel fiume si disperde, troppe le interpretazioni personalistiche, le visioni utopistiche e troppi i ponti immaginari, immaginati, immàginati!

E se alla fine della transizione ci fosse un luogo talmente familiare da averlo quasi dimenticato? E se diventassimo tutti davvero più solidali, più attenti allo sviluppo generale dell’ambiente che ci circonda, perché della comunità e non solo nostro? Se finissimo veramente per tornare ad una dimensione più umana, alle sane relazioni tra vicini di casa? Se spuntassero di nuovo i cortili di una volta, dove darsi una mano era naturale, progettare insieme un gioco, un lavoretto, una miglioria era faccenda quotidiana?

Ecco, vi aspettiamo là, in cortile.

Perché crediamo che l’economia di vicinato sia il vero metaverso (meta è anche “tra, insieme, in mezzo” non per forza “oltre”); che i valori del cortile siano nel nostro DNA e non potremo che tornare ad uniformarci ad essi; che il sostegno reciproco s’impari da bambini e che per farlo avremo un disperato bisogno – dopo tanto dolore da guerra, pandemia, crisi economica ed energetica – di un ambiente protetto ma aperto, accogliente, vitale, colorato. Reale.