21 febbraio,

L’Istituto Statale Augusto Romagnoli e l’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti hanno celebrato la giornata nazionale del Braille, per mezzo di un convegno il cui scopo è reso manifesto fin dal titolo Il Braille, il senso dell’incontro. Raccontare, dare voce”. 

Laura Giordani e Valerio Ailo Baronti presentano AUDIODESCRIZIONE Il Signore degli Anelli, HOPPY edizioni

Il professor Vincenzo Bizzi, pedagogista e tiflo-psicopedagogista, ha aperto l’incontro con una riflessione sull’importanza del gioco nel percorso educativo del bambino disabile visivo: “la dignità dei ciechi è stata affermata nel mondo grazie alla loro autonomia nel saper leggere e, soprattutto, nel saper scrivere; guai a chi tocca il Braille”.

L’autorevolezza del professor Bizzi è il frutto di una dedizione che, nel corso di una lunga carriera, ha affrontato difficoltà concrete e disarmanti. Davanti a quegli ostacoli, il gioco diventa uno strumento che restituisce al bambino il controllo su una realtà che spesso è fonte di ansia, paura e insicurezza. 

Il bambino con disabilità visiva è un bambino, non un “ciechino” e, con la giusta regola, può essere accompagnato verso la conquista del Braille, sinonimo di partecipazione alla vita culturale. 

Riguardo al superamento del pregiudizio, il professor Simone Giusti (Università degli Studi di Siena) ha presentato la ricerca della dottoressa Valentina Cirilli, raccolta nel libro “Potenzialità e risorse della didattica della letteratura in contesti di disabilità visiva”, che denuncia “la disabitudine delle università italiane a qualsiasi forma di diversità” e mette in guardia i futuri insegnanti dai preconcetti che portano alla razionalizzazione anestetizzante dei sistemi d’istruzione e alla competizione per il voto quale vano riconoscimento sociale: “il nostro sistema educativo ci costringe a una visione patrimoniale della cultura, producendo persone che non diventano colte e anzi, uscite dalla scuola, assumono un distacco totale dagli oggetti culturali”. 

La tesi della dottoressa Cirilli invita a un contatto esperienziale con l’opera letteraria e pone l’accento sull’empowerment: lo sviluppo delle potenzialità dell’individuo. “L’arte dovrebbe diventare il mezzo con il quale la diversità può trovare spazio e diventare una fonte di arricchimento per tutta la società” dice la dottoressa, rappresentante di una nuova generazione di docenti pronti a raccogliere un testimone gravoso con immutata dedizione alle necessità concrete di tutti gli studenti. 

Sull’inclusione negli spazi fisici e immaginari ha argomentato l’architetto Fabio Fornasari, responsabile scientifico del Museo Tolomeo di Bologna, che propone l’uso del Braille non solo come codice di trascrizione, ma anche come strumento di gioco e sensibilizzazione al pensiero computazionale. La costruzione di oggetti culturali che impiegano il Braille ha sicuramente delle applicazioni vantaggiose per gli utenti ciechi, ma apre nuove possibilità di fruizione anche ai vedenti. L’architetto Fornasari riconosce l’importanza di diffondere il codice al più vasto pubblico e, nel proporre uno stimolante punto di partenza, raccoglie l’invito della matematica Ada Lovelace, che già nel 1837 riconosceva il Braille come un mezzo così potente da permettere persino la costruzione di immagini. 

Il presidente regionale dell’Unione Ciechi e Ipovedenti del Lazio Claudio Cola con il presidente della sede di Roma Capitale Giuliano Frittelli, hanno invitato gli uditori a una riflessione sull’audiodescrizione come ulteriore strumento di autonomia, capace di offrire al pubblico cieco e ipovedente la possibilità di immergersi nella cultura che viaggia sugli audiovisivi. 

Sulla qualità delle AD interviene, senza bisogno di presentazioni, Vera Arma (Artis Project), ha prodotto la traduzione italiana di un testo che dovrebbe arricchire la libreria di ogni audiodescrittore, ovvero Immagini in parole del pioniere del settore Joel Snyder, titolare di Audiodescription Associates LLC. L’AD deve rispondere alla domanda che ogni cieco si trova a sussurrare a un accompagnatore vedente durante un qualsiasi evento artistico o culturale: “che cosa sta accadendo ora?”. La risposta va data descrivendo in modo preciso le informazioni visive rilevanti, e non fornendo spiegazioni o interpretazioni a persone incapaci sì di vedere, ma perfettamente in grado di comprendere da sole il significato di un film o uno spettacolo teatrale. 

Risposta che Laura Giordani Valerio Ailo Baronti presentano nel libro “AUDIODESCRIZIONE Il Signore degli Anelli”, saggio sull’audiodescrizione del primo capitolo della saga “Il Signore degli Anelli”, edito da HOPPY srl nella collana Tracce

I coautori hanno coordinato il progetto a partire da una richiesta sui social; il capolavoro di Peter Jackson, infatti, non è stato accessibile per quasi vent’anni. Il tono leggero della pubblicazione ha lo scopo di aprire il mondo delle audiodescrizioni al più vasto pubblico, con la speranza di favorire la diffusione di uno strumento che non è solo un prezioso ausilio, ma anche un supplemento in grado di arricchire un’opera audiovisiva. 

L’evento, una vera celebrazione del Braille e degli strumenti di autonomia per ciechi e ipovedenti, testimonia la passione e la dedizione di chi dedica il proprio impegno alla creazione di una civiltà inclusiva, nella quale la cultura non è ostacolata da pregiudizi e altri impedimenti che non dovrebbe mai incontrare.